Le tradizioni

San Salvatore è un paese che tiene molto alle numerose tradizioni. Possiamo elencarne e descriverne alcune: la festa del Patrono, il famoso carnevale San Salvatorese (purtroppo negli ultimi anni non è stata ripetuta la sfiata dei carri alegorici), le numerose sagre e feste organizzate per i cittadini lungo le strade del paese, la processione in onore del patrono San Leucio e di S. Anselmo (a cui segue una grande festa in paese). Lo struppolo è anch’esso una componente delle tradizioni del paese, ma qui si tratta di cibo….

Ogni anno l’ultima domenica di luglio c’è la festa del patrono con molte bancarelle lungo le principali strade del paese, e delle attrazioni (come dicono i ragazzi: “le giostre”) per una fascia d’età che va dai piccoli agli adulti. Questa festa ha una durata di 4 sere consecutive durante le quali accorrono molti ragazzi e adulti dei vari paesi. Nella Piazza Prof. Salvatore Pacelli un famoso cantante si esibisce gratuitamente per i cittadini, non solo di San Salvatore.

Numerose sono le varie sagre e feste organizzate dal comune e dalla Pro Loco, ma la più importante è la sagra dello struppolo.

Non poteva mancare la parte religiosa, infatti ogni anno viene celebrata una messa seguita da una lunga processione in onore di San Leucio e di S. Anselmo.

Qui di seguito vi proponiamo la vera storia dello struppolo e la ricetta originale usata dagli abitanti…

Struppoli 3

 

Gli “Struppoli” di San Salvatore Telesino

Come tutti i miti popolari (grandi e piccoli) ha origini incerte e probabilmente collettive: chi inventò e quando la ricetta degli struppoli? Non si sa. Di certo si sa che essa e vecchia di secoli e che è nata a San Salvatore: già a pochi Km di distanza nei paesi limitrofi, la ignorano e nessuno ha mai assaggiato lo struppolo….

Da non confondere con gli “struffoli” Napoletani (che sono dolci e ricoperti di miele), gli struppoli di San Salvatore rientrano nella grande categoria dei rustici, cioè sono salati. La loro relativa “leggerezza” ne fa un prodotto versatile, dai molti usi: buoni da soli ( quando si avverte il classico ” buco nello stomaco” ed il conseguente bisogno di mangiare qualcosa) diventano eccellenti se tagliati in orizzontale e farciti con una fetta di formaggio o di prosciutto.

Non lasciatevi turbare dalle sensazione che avvertirete subito al primo boccone, la secchezza alla gola: è creata ad arte. L’inventore o meglio gli inventori dello struppolo conoscevano bene la scala dei piaceri della vita: lo struppolo deve procurare una lievissima impressione di soffocamento, da noi si dice : “Adda ndurzà nganna” perché deve far venire la voglia di bere. Infatti, si accompagna benissimo ad un buon bicchiere di vino, rosso preferibilmente. Altro che tristi fettine alla brace o insipidi hamburger.

Diamo qui di seguito la ricetta originale nelle sue due varianti, poiché anche la preparazione degli struppoli si è spaccata sin dall’inizio in due scuole di pensiero: con lievito o senza lievito?

INGREDIENTI

1 kg di farina; 1 cubetto (25 gr) di lievito; 1 bicchiere d’olio; 10 uova; 1 cucchiaio di sale; 1 pizzico generoso di pepe; e 1 litro d’olio di semi di girasole per la frittura.

PROCEDIMENTO

Impastare su una spianatoia tutti gli ingredienti (aggiungere per ultimo il lievito stemperato in un po’ d’acqua tiepida). Far lievitare per circa 1 ora (in un posto caldo) l’impasto in un canestrino ricoperto con un panno di lana.

Successivamente, rovesciare l’impasto cresciuto sulla spianatoia e tagliare a tocchetti lunghi 0,8-0,9 cm. Passarli con mano leggera sull’intreccio della canestrella di vimini precedentemente adoperata per dare agli struppoli il loro caratteristico aspetto “corrugato”. Far riposare per circa un quarto d’ora. Intanto, far scaldare in una teglia (più alta che larga) l’olio di girasole. Quando la temperatura dell’olio sarà elevata, cominciare a tuffarvi gli struppoli, pochi alla volta fino a quando avranno preso un bel colore dorato. Scolare e asciugare della carta da cucina.

Gli struppoli sono buoni sia caldi che freddi e si possono tranquillamente surgelare.

Nella versione senza lievito bisogna lavorare velocemente (e in punta di dita) l’impasto. Al contrario bisogna sbattere più energicamente le uova, prima di aggiungerle agli altri ingredienti. Ovviamente, non occorre attendere la lievitazione: si può friggere subito.

N.B.

La ricetta sembra facile; in realtà non lo è, perché, come diceva un grande esperto Brillat-Savarin (e faceva l’esempio dell’uovo termico), “Le pietanze più semplici sono quella più difficili da preparare”.

In effetti, se non volete andare incontro a cocenti delusioni, deponete il vostro orologio e non vi cimentate da soli nella preparazione.

Almeno la prima volta, occorre la guida di una sapiente massaia, disposta a rivelarvi insidie e segreti della ricetta.